Leggevo il suo diario di notte» «Noi non sapevamo niente di tutto questo» «Dove ho sbagliato? Dove?» «Cosa potevo fare di più e di diverso?
Queste le domande che il padre della ragazzina ripeteva a se stesso come un disco rotto davanti agli amici.
Il tragico episodio della ragazzina di 14 anni morta suicida a Cittadella (PD), ci spinge ad una profonda riflessione.
Le famiglie sono oggi in difficoltà e isolate nel reggere la “spinta” dei figli verso la modernità, verso l’omologazione al gruppo dei pari, specie se il gruppo è trasgressivo e pronto ad infrangere regole di civile convivenza o, peggio, di rispetto della persona, di una coetanea, con prepotenti e anonime azioni di cyberbullismo.
Quella famiglia è stata sempre all’oscuro della vita sociale della figlia fino al punto di scoprire, ormai tardi, che veniva spinta al suicidio da pseudo amici incontrati in un social network, uno dei tanti. Tanti, troppi altri genitori corrono questi rischi.
“Leggevo il suo diario…” (ma) … “Noi non sapevamo niente di tutto questo”
Perché accade?
L’assente o la scarsa relazione fra genitori e figli, a volte, purtroppo, superficiale e la mancanza di fiducia, possono essere considerate solo alcune fra le principali cause scatenanti l’atteggiamento di chiusura dei ragazzi che non si confidano con i genitori, perché non ritengono di essere compresi, perché, a volte, “non sono adeguatamente considerati e riconosciuti” o perché, a volte, vengono ritenuti, erroneamente, ancora “piccoli” e come tali sottovalutati nelle eventualità e nei rischi.
Spesso gli errori educativi vengono agiti inconsapevolmente e, in alcune situazioni, le famiglie si trovano ad esprimere atteggiamenti educativi negativi perché mossi da valutazioni superficiali.
“Dove ho sbagliato? Dove?” …”Cosa potevo fare di più e di diverso?”
È possibile scovare le cause degli errori educativi commessi?
Individuare le cause originarie che hanno determinato i possibili errori educativi dei genitori – così da non ripeterli – non è immediato ed è alquanto complesso; molto spesso le ragioni sono tante e diverse, e soprattutto, ogni situazione fa storia a sé e non esiste una valutazione univoca per tutti i casi; ogni caso va considerato e analizzato nella sua complessità.
Indubbiamente una soluzione valida per non perpetuare gli stessi errori e migliorare i risultati educativi, nei casi più complicati e difficili, può essere l’opportunità di farsi aiutare da esperti o, nei casi più semplici, il partecipare a incontri fra pari, confrontarsi con e tra genitori, che possono aiutare la coppia genitoriale ad affrontare la loro situazione mutuando comportamenti da altre coppie che, in contesti analoghi, si sono rivelati positivi.
Quali altri danni possono provocare queste tragedie?
Questi eventi critici non prevedibili (in questo caso, la morte della figlia) sono il colpo di grazia di una probabile già fragile relazione e possono portare alla disgregazione della famiglia, recando ulteriori problemi psicologici al dramma già vissuto a causa della morte della figlia.
La relazione fra i coniugi si appesantisce, si allarga il divario, aumenta la lontananza, diminuiscono le energie e a farne le spese può essere proprio la coppia, con il rischio sempre maggiore di chiusura o, peggio, di una separazione.
Che fare? Come comportarsi?
Occorre aiutare i genitori a prendere consapevolezza del loro importante e complesso compito educativo, stimolando la comprensione di dinamiche relazionali, e non solo, che muovono l’azione dei ragazzi in quell’età particolare, controversa, bella ma tremendamente delicata e complessa, qual è l’adolescenza, affinché sappiano muoversi con sufficiente disinvoltura in un terreno per loro sempre più minato.
È chiaro quindi che la coppia deve cominciare, fin dall’inizio del loro percorso genitoriale, a prendersi cura in maniera competente, e con coerenza e sinergia, dei figli! (…e, prima ancora, devono vicendevolmente prendersi cura del partner).