“La gente vuole un sito con cui possa andare su Internet e curiosare sugli amici. Facciamo un sito e mettiamoci tutto quello che vogliono.” – The Social Network –
Un recente studio del centro americano Kleiner Perkins Caufield & Byers’s ha rilevato che un utente medio guarda lo smartphone circa 150 volte al giorno, cioè ogni 6 minuti.
Di che si tratta? Fear of Missing Out, in una parola FOMO.
È il disagio causato dal fatto di non esser connessi ai social network e quindi di perdersi gli aggiornamenti del web fatto su misura.
La FOMO parte dal presupposto che l’iper-connessione porta le persone a sentirsi in continua competizione con gli altri “attori” della rete.
Mentre noi stiamo a casa tranquilli a guardarci un film, lì fuori i nostri amici vivono al massimo la movida condividendo sul web divertimento, lusso, viaggi e storie d’amore, facendoci sentire inadeguati.
Qualche anno fa questa sensazione emergeva durante i “racconti del giorno dopo”, oggi avviene in tempo reale e a più riprese: ogni foto postata è un duro colpo per la propria serenità e la propria autostima.
Il danno, in tutto questo, è che la virtualità s’intreccia così prepotentemente con la vita reale che tende sempre più a sostituirla.
Siamo sicuri che basti una foto di gruppo piena di sorrisi per dire o pensare “Beati loro, guarda come si sono divertiti!”? O che sia sufficiente interpretare una frase per giudicare empaticamente una persona?
La stessa definizione di “stato” utilizzata sui social network è fuorviante, perché diamo per scontato che si renda pubblica, in generale, un’immagine autentica delle persone e del mondo.
Non è così: la desiderabilità sociale è presente soprattutto in rete.
La disinformazione, poi, è all’ordine del giorno: centinaia di articoli che contengono false informazioni al solo scopo di sobillare la folla, parte della quale assorbe tutto acriticamente.
La FOMO penetra nella psicologia dell’individuo sfruttando la facilità e la velocità di accesso ai contenuti del web, condizionando negativamente la stabilità emotiva dell’individuo.
Non esiste una soluzione vera e propria a questo disagio, se non provare a gestire consapevolmente l’istinto di “controllare ossessivamente quello che fanno gli altri”.
Problema o no, una cosa è certa: il tempo dedicato all’aggiornamento dei social è tantissimo, è… un’altra vita.