E., ex giocatore e allenatore under 10 di rugby ha detto che “i tuoi compagni sono come una famiglia: se dietro a te non c’è nessuno, rimani solo e vieni travolto”.
Abbiamo scoperto cosa c’è alla base del rugby, i valori e le idee che muovono questo “sport straordinario, l’unico dove la vittoria passa sempre dalle mani del compagno” (Sabrina Melis, giocatrice). A questo punto non resta che ascoltare le voci dei protagonisti…
Ora intervisterò tre persone che hanno vissuto e vivono il rugby in maniera molto diversa:
R [59] – rugbista professionista negli anni ’70 e primi anni ’80, ha giocato anche in serie A con il Fracasso San Donà.
E [20] – ha giocato a rugby fino a 16 anni. Ora allena una squadra di under 10, con passione ed entusiasmo. Sembra intenzionato a riprendere l’attività agonistica…
M [17] – appassionata e giocatrice di rugby dalle folte treccine: la sua squadra è il Città di Frascati (RM).
Cosa significa per te il rugby?
R_ Divertimento e condivisione di ideali sportivi con altre persone, grazie anche alla filosofia di gioco del “si vince e si perde assieme”.
E_ Per me il rugby è una metafora della vita: la meta, come un obiettivo personale, è molto difficile da raggiungere, ma non impossibile, soprattutto se a sostenerti ci sono le persone che ti sono vicine.
M_ È uno sport “da pazzi”: perché uno dovrebbe cercare lo scontro fisico o uno sport ritenuto “violento”? Eppure a me piace, e tanto!
Come ti sei avvicinato al mondo del pallone ovale?
R_ Mi sono incuriosito perché ci giocavano i miei fratelli più grandi.
E_ Quando avevo 7 anni mio padre, ex giocatore, mi ha portato a un allenamento. Mi sono subito calato nell’atmosfera del gioco e mi sono divertito molto, nonostante i primi placcaggi che ho subìto…che male!
M_ Un’amica di mia sorella giocava a rugby e quando andavo a vedere le sue partite ero molto coinvolta, soprattutto dall’entusiasmo che si respirava.
Che caratteristiche fisiche deve avere un giocatore di rugby?
R_ Dipende dal ruolo. Essendo uno sport di contatto dev’essere molto allenato, deve avere una preparazione fisica perfetta. Oggi ancor di più: oltre che massicci gli atleti devono possedere anche fisici dinamici, perché le regole sono cambiate in favore di un gioco più fluido, senza tutte le interruzioni che c’erano prima.
E_ Chiunque può giocare a rugby! Che tu sia alto o basso, magro o robusto, un ruolo per te c’è.
M_ Nessuna in particolare, perché ogni ruolo prevede una fisicità diversa.
Che caratteristiche mentali e di atteggiamento deve avere un giocatore di rugby?
R_ Grande umiltà, capacità di soffrire fisicamente, altruismo, determinazione e spirito agonistico.
E_ Devi essere coraggioso, propositivo e saper accettare il confronto con gli altri.
M_ Grintoso, combattivo, coraggioso.
Tre valori importanti nel rugby
R_ Spirito di sacrificio, rispetto, amicizia.
E_ Rispetto, altruismo e determinazione.
M_ Amicizia fuori dal campo, rispetto per l’avversario, rispetto delle regole.
Il rugby è uno sport violento?
R_ No, è uno sport duro e fisico ma non violento. La fisicità va espressa entro certi limiti e regole. L’aggressività non può essere esagerata: si dice “violento” solo perché c’è il contatto.
E_ No, fisico non significa violento. La violenza indica qualcosa di scorretto e “cattivo”, due attributi lontanissimi da questo gioco.
M_ No, per niente. C’è il contatto ma non esiste la cattiveria. Il placcaggio poi è l’ultima soluzione, si cerca sempre di velocizzare il gioco.
Il valore della caratteristica unica di passare indietro la palla
R_ Avanzare, sostenere e placcare: i tre concetti del rugby fanno capire che alla base di tutto c’è la fiducia e il conoscersi. Bisogna andare avanti finché si può: dare il massimo nella tua parte di azione, non far morire la palla, consentendo ai tuoi compagni di continuare il gioco.
E_ Passare indietro la palla ti obbliga ha creare un’azione insieme ai compagni.
M_ Il sostegno è fondamentale. È una metafora di vita: i tuoi compagni sono come una famiglia: se dietro a te non c’è nessuno, rimani solo e vieni travolto.
Importanza del terzo tempo nel rugby
R_ È fondamentale, perché fa capire che la partita finisce lì. Non ci sono ulteriori tensioni, anzi: emerge lo spirito di condivisione, nel quale gli avversari sono compagni di vita e non nemici.
E_ Dei tre tempi, è quello principale: è in questo momento che si creano i legami e le amicizie tra i giocatori delle squadre, che fino a dieci minuti prima si affrontavano in mezzo al fango.
M_ È molto importante perché è lì che si creano i legami di amicizia. Inoltre è la dimostrazione che le regole e l’etica si rispettano in campo e fuori, non esistono vendette o litigi. Molte volte mangi ancora sporca, prima della doccia, sia per la fame sia perché ci sono pochi spogliatoi!
Il ricordo più bello della tua carriera da giocatore o allenatore
R_ La promozione in serie A nel ’76.
E_ Under 10, finale di un torneo: un avversario, dopo avermi placcato duramente, mi ha aiutato ad alzarmi.
M_ La prima partita che ho giocato ovviamente! Un concentramento allo stadio di Cocciano, un’emozione indescrivibile…
Hai mai avuto un idolo sportivo?
R_ Renwick, centro scozzese degli anni ’70. Fisicamente non molto prestante, ma con grande tecnica individuale.
E_ Jonah Lomu (famoso tre quarti degli All Blacks).
M_ Johnny Wilkinson (mediano d’apertura dell’Inghilterra).
La colazione prima della partita
R_ Riso in bianco con olio d’oliva e molto formaggio grana e uova strapazzate.
E_ Molto leggera: un po’ di latte e qualche biscotto.
M_ Colazione leggera: niente cornetti purtroppo…
Il pranzo dopo la partita
R_ Pasta, pizza, carne di ogni tipo, verdure e tantissima birra.
E_ Pasta al ragù e panini con salame o mortadella. Fantastici…
M_ De tutto e de più. Pasta col sugo e salsicce, spesso mangiate con le mani!
Perché un genitore dovrebbe iscrivere suo figlio a rugby?
R_ Perché è una disciplina che dà la possibilità di sfogarsi fisicamente, mentre mentalmente consente di assimilare e condividere valori importanti come il rispetto.
E_ Per dargli la possibilità di scoprire dei valori che si trasmettono sia in campo che nella vita di tutti i giorni, per esempio il rispetto reciproco.
M_ Perché ti dà dei valori importanti e ti diverti un sacco.
Perché un genitore dovrebbe iscrivere sua figlia a rugby?
R_ Non sono molto d’accordo col rugby femminile. Secondo me le ragazze possono giocare fino all’under 12, in particolare per la fisicità degli scontri che presuppone uno sviluppo fisico sempre maggiore.
E_ Perché il rugby, nonostante sia uno sport molto fisico, è adatto anche alle ragazze.
Fino alla categoria under 14, bambini e bambine giocano assieme. Poi, con lo sviluppo corporeo, le squadre si separano. Il concetto di gioco e i valori di base però sono ovviamente condivisi.
M_ Una ragazza impara a conoscere meglio il suo corpo e perché no, a difendersi.
Cos’è e cos’ha di speciale la Haka?
R_ La Haka è una danza di guerra che i Maori facevano prima di una battaglia. La partita è proprio come una battaglia. È una dimostrazione di forza e compattezza, è un modo per condizionare psicologicamente l’avversario prima di iniziare il match.
E_ La Haka è una danza maori tipica di alcuni Paesi dell’Oceania. È nata come danza di guerra e oggi viene eseguita prima delle partite delle nazionali di quei posti come atto di sfida nei confronti degli avversari. La più famosa è senz’altro quella della Nuova Zelanda, cioè degli All Blacks. Quando fanno la Haka creano un’atmosfera unica allo stadio, da brividi. Riescono davvero a intimidire l’avversario; per un giocatore è un onore vivere quel momento.
M_ È una danza che fanno gli All Blacks per intimorire l’avversario. Beh, sei intimorito anche solo guardandoli dagli spalti…
La squadra più forte di sempre…
R_ Il Sudafrica dei primi anni ’80. Univano fisicità e dinamicità.
E_ Il Sudafrica del Mondiale di Francia. Imbattibili.
M_ Gli All Blacks di Jonah Lomu.
La squadra più forte attualmente
R_ Nuova Zelanda.
E_ Nuova Zelanda.
M_ Nuova Zelanda.
La differenza tra calcio e rugby
R_ Sono in antitesi. Il calcio valorizza le individualità, nel rugby è sempre il gruppo che vince.
Nel calcio c’è finzione, nel rugby no. Il rapporto con l’arbitro: nel calcio è sempre contestato, nel rugby anche lui in qualche modo è un compagno di gioco. Ah, un’altra cosa: nel rugby la figura del capitano è fondamentale, tanto che è lui che gestisce direttamente la partita in campo, non l’allenatore.
E_ Nel calcio spesso non si rispettano né gli avversari, né l’arbitro, né i tifosi dell’altra squadra.
Nel rugby questo non avviene praticamente mai.
M_ La simulazione nel rugby non esiste, e nemmeno il poco coraggio o la scarsa grinta.
La differenza tra un tifoso di calcio e un tifoso di rugby
R_ Il tifoso di rugby è spesso una persona che ha praticato o comunque un appassionato del gioco, il tifoso del calcio invece è molto legato al risultato.
E_ Secondo me un tifoso di calcio non è diverso da un tifoso di rugby. È la figura dell’ultras che non concepisco, cioè quella parte di supporters che è attaccata alla squadra fino a diventare violenta, verbalmente e fisicamente.
M_ I tifosi di rugby si vogliono bene, quelli di calcio no. A rugby per esempio non c’è il settore ospiti, i tifosi finiscono per mischiarsi. Pensa che fino a quando la Nazionale giocava al Flaminio, col fatto che il biglietto costa relativamente poco, spesso c‘erano più stranieri! Ora all’Olimpico la situazione è migliorata, c’è più visibilità.
Se nel calcio a una donna è difficile spiegare il fuorigioco, nel rugby è impossibile insegnarle…
R_ Gli equilibri della mischia: non spingere prima dell’introduzione della palla, non far cadere l’avversario, ecco cose di questo tipo.
E_ …perché l’arbitro fischia così spesso. Ci sono talmente tanti tipi di falli che nemmeno gli stessi giocatori li conoscono tutti.
M_ Le dinamiche della ruck (una fase di gioco nella quale c’è una contesa della palla).
Cosa ne pensi di quest’intervista?
R_ Diversa dal solito.
E_ Originale.
M_ Per fortuna qualcuno parla di rugby femminile!
Insomma, come dice il giocatore Angelo Libani “Il rugby, finché ce la fai lo giochi; finché vivi lo ricordi“…